Calorie obbligatorie nei menù New York, la svolta salutista

Fonte: www.corriere.it

Un frullato al cioccolato di McDonald’s contiene 1.160 calorie mentre un cheeseburger di Wendy’s ne contiene 980 e un piatto di guacamole di avocado con crocchette di mais di Chipotle (catena di fast food stile tex-mex) valgono 750 calorie. Nonostante la loro promessa di essere «sane» e «ipocaloriche », persino le insalate della maggior parte dei fast food arrivano fino a 823 calorie. A partire da ieri le grandi catene della ristorazione americana come McDonald’s, Dunkin’Donuts e Starbucks hanno l’obbligo di esporre il numero delle calorie dei loro prodotti sui menù.

Lo ha deciso un giudice federale della Grande Mela che ha disposto per la città di New York questa nuova regola, volta ad arginare l’epidemia di obesità che affligge la popolazione, soprattutto tra i giovani, poveri e minoranze. Il nuovo regolamento, che interessa tutte le catene con almeno 15 esercizi attivi nel territorio Usa, riguarderà circa 2.400 ristoranti nella sola Manhattan. «La misura aiuterà i newyorkesi ad avere una maggiore consapevolezza di quello che mettono sotto i denti», dichiara il sindaco Michael Bloomberg, ideatore dell’iniziativa. «Non bisogna dimenticare che l’uomo è ciò che mangia».

Secondo studi ufficiali realizzati dal comune di New York, nei prossimi cinque anni l’etichettatura sulle calorie eviterà a 130 mila newyorkesi di diventare obesi e a 30 mila di ammalarsi di diabete. In favore del provvedimento sono subiti scesi in campo i media. A partire dal New York Times, che in un editoriale sottolinea come «negli ultimi due anni il peso dei newyorchesi è aumentato di 5 milioni di chili, soprattutto nei quartieri abitati da poveri e minoranze». «In questi ghetti ogni mese si consumano ben 10 milioni di pasti fast food — incalza il Times—e le malattie come il diabete, l’ipertensione e le cardiopatie hanno raggiunto livelli epidemici».

Di ben altro avviso sono invece le associazioni dei ristoratori. «Non abbiano nulla in contrario che i singoli ristoranti, che conoscono bene la loro clientela, procedano su base volontaria a fornire questo tipo di informazione », ha commentato il portavoce della associazione ristoranti Chuck Hunt. «Ma ci sembra eccessivo che le calorie debbano essere fornite per legge». Mentre catene nazionali come Starbucks, Quiznos, Subway, Chipotle, Jamba Jus, Auntie Anne’s e Chevys hanno subito aderito all’iniziativa, altre sono decise a dichiarare guerra alla legge che secondo gli addetti ai lavori rischia di minare i loro profitti.

Tra questi McDonald’s, Burger King, Kfc, Domino’s, Pizza Hut, Taco Bell. «Le informazioni relative alle calorie sono già disponibili online—ribattono— e quindi non c’è alcun bisogno di stamparle sul menù». Ma secondo il giudice del Southern District di New York, Richard Holwell, la normativa da lui varata dovrebbe contribuire a produrre una sorta di effetto «culturale » sul resto dell’America, dove l’obesità è considerata una delle emergenze sanitarie più gravi. «Sembra ragionevole attendersi che, se non tutti, almeno alcuni dei clienti prendano visione dei menù, e dunque delle calorie di ciò che si accingono a mangiare — ha detto il giudice Holwell —. Magari in questo modo finiranno per scegliere qualcosa che contiene qualche caloria in meno. E questa loro scelta a poco a poco comincerà ad avere una qualche incidenza sull’obesità». I responsabili dell’Assessorato alla Sanità si sono detti convinti che la semplice pubblicazione sul menù delle calorie contenute nei cibi dovrebbe nell’arco di qualche anno contribuire a salvare milioni di vite umane.

Alessandra Farkas

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