Una fame senza fine

Fonte: amoredipendente.splinder.com

Tra le patologie alimentari più note e studiate oggigiorno vi sono soprattutto Anoressia e Bulimia, e relative sottospecie.
Tuttavia altre patologie meno eclatanti ma altrettanto invalidanti possono essere annoverate tra i disturbi alimentari.
Il soggetto Binge, colui che si abbuffa regolarmente in modo compulsivo e incontrollato appare come la classica persona obesa, o notevolmente sovrappeso. Si parla di un IBM (indice di massa corporea superiore a 30%). A questi soggetti vengono suggerite diete e protocolli dimagranti, ma il problema è di origine psicogena.
Il Binge compie vere e proprie orge (in inglese binge) alimentari, spesso consumate in solitaria, ingerendo quantità caloriche eccessive.
Queste abbuffate seguono un ordine, un rituale ben preciso che, pur avendo sfumature individuali, seguono un copione piuttosto comune:
– prima della crisi vi è quasi sempre un’ emozione o stato d’animo scatenante (un dispiacere, una discussione, un senso di inutilità improvviso)
-l’abbuffata avviene solitamente fuori pasto
-il cibo viene ingurgitato rapidamente, senza nemmeno venir assaporato, e la sensazione fisica è di estrema pienezza, “da scoppiare”.
-non vi sono MAI condotte eliminatorie ( a differenze della Bulimia) , come vomito autoindotto o iper attività
-lo stato emotivo successivo all’abbuffata è un torpore diffuso, una perdita di contatto con la realtà fino ad avere veri e propri episodi dissociativi, dove il soggetto si vede dall’esterno mentre mangia, come anestetizzato dal rituale e dalle calorie ingerite.
-disgusto, senso di colpa e vergogna subentrano altrettanto rapidamente, con conseguente ricaduta sull’autostima della persona che si disprezza ancora di più.
Nel B.E.D è possibile riscontrare una eziologia multifattoriale.
A livello socio-culturale esso è in linea con una distorsione della immagine corporea, da un lato il corpo perfetto proposto dai media viene così auto-negato. Dall’altro , allontanandosi così tanto dai canoni estetici moderni, il Binge si punisce pubblicamente. Esibisce e urla attraverso il proprio corpo svilito e camuffato dal grasso il disagio interiore che l’ha causato.
Egli indossa la propria corazza di adipe per nascondersi, per celare e negarsi emozioni che restano congelate ed inespresse, seppellite sotto un sovvrapeso di 30, 40 kili di dolore.
Il cibo è un mezzo, viene utilizzato come anestetico, come unno pscicofarmaco.
Il Disturbo da Alimentazione incontrollata insorge relativamente tardi, nell’età adulta, 30 35 anni. Si può manifestare dopo un fallimento relazionale, o una crisi di identitaria. Può nascere da un confronto sul luogo di lavoro, e ha alla base un senso di fallimento profondo.
La persona sente e crede di non valere. Le radici di questa radicata convinzione risalgono all’infanzia. Spesso , dopo un percorso di psicoterapia, emerge una storia di abusi o violenze, fisiche o psicologiche. Da un’analisi sistemica si riscontra che la disconferma del proprio valore era pratica frequente, la madre distratta, perseguiva dettagli superficiali e no accudiva e nutriva i bisogni del futuro binge. Il padre era percepito “distante”, o severo, o violento verbalmente o nei casi più gravi, fisicamente.
Il rapporto col cibo serve a compensare un nutrimento vero e “sano” mai avvenuto.
Spesso tali soggetti hanno grosse difficoltà relazionali, a stabilire confini sani, e riproducono la caratteristica invischiante del clima della famiglia di origine. Essi si gettano nelle relazioni con modalità possessive e fagocitanti, possono diventare morbosi, convinti di poter mai essere abbastanza amati, mai sazi di affetto, come mai sazi di cibo.
Finiscono così per collezionare una serie di fallimenti relazionali che li getta di nuovo nel circolo vizioso.
Spesso però questi soggetti hanno doti e qualità che li fanno distinguere per sensibilità calore e affidabilità. Queste persone vengono molto più apprezzate dagli altri che da se stesse.

Il processo terapeutico è lungo , caratterizzato da forte ambivalenza. Il soggetto Binge da un lato vorrebbe liberasi della propria corazza ed uscire come una leggera e bella crisalide dal suo bozzolo. Dall’altro egli in primis boicotta regolarmente ogni progresso (sono i tipici soggetti yo-yo, fanno una dieta, perdono 25 kili per poi recuperarne 3° in breve tempo). La paura è la condizione cronica del paziente. Spesso vi è una comorbilità fobica (claustrofobia, bisogno di controllare ogni dettaglio, paradossalmente ipocondria ), come in ogni disturbo che si manifesta nel rapporto con cibo è il rapporto col CONTROLLO la vera patologia. Nell’anoressia viene esercitato in modo parossistico, nella bulimia viene perso ma poi recuperato attraverso pratiche distruttive ma compensatorie, nel Binge viene irrimediabilmente perso.
Come in ogni patologia da dipendenza , il soggetto ha bisogno di prendere da FUORI qualcosa, nel tossico c’è la sostanza, nell’alcolista l’alcol nel dipendente affettivo c’è l’altro, del disturbo del comportamento alimentare è il cibo usato come “droga”.
La terapia deve aiutare il soggetto a divenire UNO, diventando genitore nutriente di se stesso.

Criteri diagnostici per il Disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Disorder (BED) (DSM IV, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali )
1. Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Un’abbuffata compulsiva è definita dai due caratteri seguenti (entrambi necessari).
a. Mangiare,in un periodo di tempo circoscritto (per esempio nell’arco di due ore), una quantità di cibo che è indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili.
b. Senso di mancanza di controllo sull’atto di mangiare durante l’episodio (per esempio sentire di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa o quanto si sta mangiando).
2. Gli episodi di abbuffate compulsive sono associati ad almeno tre dei seguenti caratteri:
– Mangiare molto più rapidamente del normale;
– Mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa di troppo pieno;
– Mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame;
– Mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo per le quantità di cibo ingerite;
– Provare disgusto di sé, depressione o intensa colpa dopo aver mangiato troppo.
3. Le abbuffate compulsive suscitano sofferenza e disagio.
4. Le abbuffate compulsive avvengono, in media, almeno due giorni la settimana per almeno sei mesi.

Il disturbo non si riscontra soltanto nel corso di anoressia o di bulimia nervosa.

Il correlato opposto del BED nello spettro dei DCA è l’ORTORESSIA.
Se nell’alimentazione incontrollata l’ossessione riguarda la QUANTITA’ nell’ortoressia è la QUALITA’ ad essere ricercata in modo compulsivo. La selezione di cibi sani diventa esasperata. Si arriva a demonizzare un certo cibo, terrorizzati che una minima quantità possa essere letale(no carne, no latticini, no lievito, solo cibi bio, solo cibi macrobiotici, solo cibi crudi, e via seguendo vere e proprie dottrine alimentari). Ad esempio, ci si permette di fare la spesa solo in certi negozi specializzati, si mangia solo ciò che viene cucinato da se stessi, si rifiutano occasioni sociali e conviviali, si nutre disprezzo per chi mangia in modo “comune”, ci si sente superiori per le proprie scelte alimentari. La ricerca della salute diviene esacerbata, anche qui c’è un controllo ossessivo esercitato e traslato nel cibo, indice di un disagio interiore che si cela dietro un comportamento alimentare.
Il culto estremo di ogni scelta alimentare, così come il culto estremo della fitness, cela ben altro sintomo.

Ameya Gabriella Canovi

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9 risposte a Una fame senza fine

  1. Delizia scrive:

    (about BED)

    Presente!

    Assolutamente presente!

  2. Squinny87 scrive:

    ultimamente sono presente anche io.

    abbuffate incredibili.

  3. Delizia scrive:

    Però non sono obesa, sono solo sovrappeso.

    Ma è comunque una cosa che mi crea disagio e mi riconosco in ogni punto: l’ansia, il bisogno di riempire lo stomaco oltre la sazietà, il cibo consumato di nascosto, il senso di colpa.

  4. FallenAngel77 scrive:

    eccomi, presente!! per fortuna alterno periodi di binge a periodi di alimentazione perfetta.. quindi sono normopeso. ma a volte rimpiango i miei 52 chili di tanti anni fa..

  5. slashina91 scrive:

    purtroppo non posso che confermare questo post…presente…:(

  6. lamagamorgana scrive:

    porca miseria.. che senso di dèja vu… va beh, almeno adesso ne sono un po’ uscita.. e spero di restarne fuori…

    bel blog, ti metto tra i preferiti!

  7. Layla24 scrive:

    Ne bastano tre? Evvai, ci sono anche io! Ma a guardare meglio ci sono tutti quelli appena usciti dal cenone di Natale della suocera…

      1 Mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa di troppo pieno; capita
      2 Mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame; vorrai mica rifiutare tutto e passare per maleducato?
      3 Provare disgusto di sé, depressione o intensa colpa dopo aver mangiato troppo. -> è una sfida trovare persone che sotto questo nostro felice regime magro-salutista non si sentano un po’ in colpa dopo un cenone. Ho letto post di odio puro verso il tris di secondi:)

    Se conoscete quel tipo di persone serenamente mangione presentatemele… mi piacerebbe frequentare persone che non si macerano nel senso di colpa per la caloria assassina! 🙂

    Mi dispiace per chi sta male davvero e subisce il cibo. Ma non amo che il disturbo mentale si allarghi a macchia d’olio su soggetti che potrebbero anche non avere nessuna malattia

  8. anonimo scrive:

    per 2 anni sono stato quello che è definito ortoressico.
    ora è chiaro che sono decisamente binger, 36 anni, 40 kg di sovrappeso, appena moglie e figli vanno a letto, comincia la mia ricerca, mangio insieme tonno, nutella, spezzatino, gelato qualsiasi cosa ci sia disponibile, ipocondria ..per forza 6 gradine e ho il fiatone, iperteso, sulla strada del diabete!!! mi trovo spesso a piangere  da solo, mi sento un fallito, un padre e un marito inesemplare. mi è anche chiaro che l'alcool sta diventando un problema, nn per l'effetto inebriante, ma per non riuscire a non bere per più di 36 ore.
    nn riesco a reagire, mi alzo stanco, lavoro male e per rendere il giusto lavoro troppo. Sono così gonfio, che mi da fastidio stare seduto, e seduto ci sto almeno 9 ore in ufficio.
    e pensare che ho un lavoro stupendo, una moglie in gamba, due figli meravigliosi e il 3 in arrivo.
    come cazzo ho fatto a ridurmi così ….non lo so!

  9. Giona scrive:

    Ciao, pure io mi ritrovo peinamente in queste righe. Mangio quando sono sola, in quantità enormi e successivamente mi sento in colpa, oltre che incapace di riuscire a controllare i mei vissuti e, quindi, le abbuffate. Da inizio ottobre ho incominciato un percoso di psicoterapia presso il centro di Diabetologia della mia città e, come si diceva nell’articolo, ci sono momenti in cui la terapia mi sembra funzionare, in altri in cui invece mi sebra che vada tutto a rotoli. Psicoterapia apparte, i comportamenti perssistono e fanno male sia a me che a chi mi sta accanto, ossia i mei famigliari. Siccome mi sono sempre sentita poco compresa e ascoltata dagli altri, ho deciso anch’io di aprire un Blog, dal nome FORZADELLACONDIVISIONE.BLOGSPOT.com in cui racconto la mia esperienza. L’obiettivo di questo progetto è quello di formare una rete di persone che soffrono di disturbi di questo genere e riuscire a sostenerci vicendevolmente. Se vi va e vi interessa venite a visitarmi!! Un saluto!

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