Non è colpa mia, nè dei cattivi maestri…

Ho trovato due articoli sull’obesità che mi hanno incuriosito e vorrei segnalarli e già che ci sono fare alcune riflessioni. L’autore è Daniele Di Pauli e sono pubblicati sul sito di psicologia Opsonline (occorre la registrazione per leggere gli articoli).
Il primo si intitola Cambiare il paradigma della prevenzione dell’obesità. In teoria la prevenzione non mi dovrebbe più riguardare, perché ormai con me siamo già in ritardo e purtroppo «con le terapie a nostra disposizione possiamo solo curare (e non guarire) l’obesità e le sue complicanze». Però la cosa si fa subito interessante, perchè l’articolo critica il “paradigna della responsabilità personale” su cui si basa la prevenzione dell’obesità (e direi anche il trattamento, per non parlare del maltrattamento, dell’obesità).
«Questo paradigma si basa sul presupposto che il controllo del peso corporeo dipende principlamente dalla responsabilità personale dell’individuo e ritiene le persone in eccesso di peso le principali responsabili della propria condizione.»
Fermi tutti! Vorreste dire che non è “colpa mia” !? Bè, non solamente.
Se fosse solo “colpa” dell’obeso come si spiega l’epidemia di obesità degli ultimi decenni? All’improvviso le persone sono mutate geneticamente e non riescono più a controllarsi? L’articolo sostiene che è l’ambiente che è “tossico” ossia «nell’ambiente ci sono dei fattori tossici che favoriscono lo sviluppo dell’obesità portando la popolazione a mangiare in eccesso e/o a ridurre i livelli di attività fisica. Nelle persone con una predisposizione genetica all’obesità l’ambiente tossico è il fattore causale dello sviluppo di questa condizione.»
A me non può che fare piacere sapere che non è colpa mia, e trovarlo scritto in modo così professionale e disinteressato: certo se io mi metto a gridare in mezzo a una piazza  NON E’ COLPA MIA non è convincente come queste tre righe. Insomma, a me mi ha convinta, anche se io non faccio testo: mi fa troppo comodo!
«Biasmare le persone obese non porta al cambiamento», questo è il succo. Questa frase mi ricorda un vecchio, venerato e venerando maestro delle elementari, che riteneva di spingermi a mangiare di meno prendendomi in giro in pubblico. Detto così fa quasi ridere, ma ovviamente allora la cosa faceva piuttosto piangere. E ovviamente non sono dimagrita.

Ma assodato questo l’articolo passa a suggerire alcuni metodi per diminuire la “tossicità” dell’ambiente. Riassumendo molto si tratta di coalizzare i governi, la società civile, le famiglie e, perché no, le industrie alimentari. Da una parte si dovrebbero vietare cibi spazzatura nelle scuole controllare la relativa pubblicità, dall’altra promuovere l’alimentazione equilibrata.
Mi chiedo però se funzionerà il metodo di rispondere alla pubblicità negativa, con dell’altra pubblicità, anche se positiva. Questo metodo è stato usato e si usa con il fumo e con la droga. Non è che vedendo la pubblicità uno non fuma più, però (è questa la prevenzione) col passare degli anni e delle campagne pubblicitarie, si è passati da una società che considerava fico fumare, a una che lo considera antisociale.
Con l’obesità è diverso: essere grassi è GIA’ antisociale. (E’ questo il problema!) Non si corre il rischio di fare come quel vecchio maestro, di rincarare la dose con un “pubblico ludibrio” pubblicitario?

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