Le scienze – Il paradosso alimentare

Ho trovato questo indice del numero di Le Scienze di novembre che ha una serie di articoli sul tema “Il paradosso alimentare” sui problemi di ipernutrizione e denutrizione che affliggono questo mondo globalizzato. Spero di riuscire a procurarmelo, intanto segnalo alcuni articoli in particolare:

Obesità e Terzo Mondo
Questo grasso grasso mondo
di Barry M. Popkin
Nei paesi in via di sviluppo il numero degli obesi ha superato quello degli affamati. Che cosa possono fare le nazioni più povere per combattere l’obesità?
Con la globalizzazione, nel Terzo Mondo è arrivata anche la dieta occidentale. Negli ultimi vent’anni, nei paesi in via di sviluppo è molto aumentato il consumo di bibite dolcificate, oli di semi e cibi di origine animale (carne, pollame, pesce, uova e latticini). Gli abitanti di questi paesi stanno anche adottando uno stile di vita occidentale, molto più sedentario, che favorisce l’obesità. Nessun paese moderno è ancora riuscito a ridurre il numero delle persone sovrappeso. Governi e organizzazioni umanitarie stanno però valutando diversi interventi, tra cui un uso opportuno dei sussidi all’agricoltura per favorire la coltivazione di fruttae verdura al posto dei cereali destinati al bestiame.

Fisiologia
La fabbrica del grasso
di Jeffrey S. Flier ed Eleftheria Maratos-Flier
In un mondo dove il cibo abbonda, la capacità del corpo di conservare energia sotto forma di adipe sembra un’assurdità. Capire come funzionano, o non funzionano, i sistemi che la regolano apre nuove prospettive contro l’obesità
La capacità del nostro corpo di conservare energia per poi poterla sfruttare era essenziale per sopravvivere quando il cibo scarseggiava. Ma oggi, in un mondo di abbondanza, l’obesità mette a rischio la vita di un numero crescente di persone.
Gli scienziati stanno cercando di capire i meccanismi usati dal corpo umano per regolare l’immagazzinamento di energia sotto forma di grasso, e in che modo si creino al loro interno situazioni di squilibrio che conducono all’obesità.
Via via che le diverse componenti di questo complesso sistema di regolazione vengono identificate, si offrono nuovi bersagli per terapie farmacologiche destinate a ripristinare l’equilibrio energetico e aiutare a combattere l’obesità.

Obesità e dipendenze
Quando il cibo è una droga
di Kristin Leutwyler Ozelli
Le tecniche di visualizzazione del cervello rivelano che la dipendenza dal cibo e le tossicodipendenze si fondano su meccanismi comuni
Il cibo e le sostanze da abuso attivano gli stessi circuiti cerebrali della ricompensa e del piacere, provocando risposte condizionate che potranno essere evocate dalla sola vista del cibo e delle droghe o dall’ambiente in cui queste sostanze sono consumate. Queste risposte si fondano sulla fisiologia del cervello. Obesi e tossicodipendenti potrebbero cercare di compensare un’assenza congenita di dopamina,il neurotrasmettitore che regola il comportamento di ricerca della ricompensa. Per trattare la dipendenza serve una strategia su più fronti, dai farmaci al biofeedback, fino alla terapia di gruppo. Gli affamati compulsivi sono afflitti da una difficoltà sconosciuta ai tossicodipendenti: il cibo, a differenza dell’eroina o della cocaina, è legale, e necessario per sopravvivere.

Scienza della nutrizione
Caccia alla dieta perfetta
di Marion Nestle
Come orientarsi in una montagna di consigli dietetici contraddittori
I consigli sulla nutrizione ci disorientano. Gli scienziati hanno difficoltà a stilare linee guida efficaci perché lo studio di un unico nutriente non produce una visione chiara di quanto accade quanto viene consumato insieme con altri alimenti. Il quadro si fa più confuso perché l’industria alimentare comunica messaggi ambigui riguardo ai benefici derivanti dall’assunzione di specifici prodotti. Il messaggio più semplice potrebbe essere il migliore: non mangiate troppo, fate più attività fisica, consumate soprattutto frutta, verdura e cereali integrali, ed evitate il cibo spazzatura.

Alimentazione
Il primato della dieta mediterranea
di Giovanni Spataro
L’equilibrio tra una dieta ricca di alimenti di origine vegetale e l’attività fisica è uno dei cardini del successo del modello alimentare mediterraneo
La dieta più studiata dalla comunità scientifica è quella mediterranea, la dieta simbolo dell’Italia, ed è riconosciuta unanimemente come la migliore, ovvero come la più salutare. Gli italiani sono ancora fedeli alla loro tradizione alimentare, anche se stanno subendo l’influenza di nuovi modelli arrivati con la globalizzazione e molto meno efficaci dal punto di vista della salute. Ne parliamo con Carlo Cannella, professore di scienza dell’alimentazione all’Università «La Sapienza» di Roma e presidente dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione.

Salute
Grassi e sani?
di Paul Raeburn
Uno studio molto pubblicizzato e alcuni best seller hanno messo in dubbio gli effetti dannosi dell’obesità. Ma le loro conclusioni potrebbero essere sbagliate
Uno studio molto discusso, uscito nel 2005, sosteneva che le persone con un peso «normale» avevano una mortalità più elevata di quelle sovrappeso.
Più o meno nello stesso periodo, vari libri popolari, all’insegna del «grassi e in forma», deridevano l’idea che pesare troppo sia sempre dannoso.
Questa sfida all’opinione scientifica prevalente fa ancora discutere, ma gran parte degli esperti di alimentazione continua a mettere in guardia sui rischi di un eccesso di peso.
Chi tiene alla propria salute, consigliano, dovrebbe usare l’indice di massa corporea (IMC) per stabilire qual è il proprio peso corretto.

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