CIDO, questo sconosciuto

Ho letto questo annuncio sull’inserto salute della Repubblica di oggi:

I diritti degli obesi
Domani, venerdì, a Verona, la Seconda giornata dei diritti degli obesi organizzata dal CIDO, Comitato Italiano per i diritti delle persone affette da obesità e disturbi alimentar. Info. Osservatorio antidiscriminazione 3391394722

Non ho trovato altre notizie su questo evento in particolare, ma sull’associazione CIDO si: l’articolo su La Repubblica delle Donne del maggio scorso riporta:

Un giorno XXL – Risatine di scherno, commenti a mezza voce o solo uno sguardo eloquente. Se le discriminazioni verso le persone obese si limitassero a questo, non ci sarebbe stato bisogno di istituire la Giornata nazionale a difesa dei loro diritti, al suo debutto domani, 20 maggio, a Verona. “Invece”, spiega Angela Ferracci, battagliera presidentessa del Cido, Comitato italiano per i diritti delle persone affette da Obesità e disturbi alimentari, e promotore dell’idea, “Chi è obeso fatica a trovare un lavoro ed è vittima di pregiudizi persino da parte dei medici. Siamo più esposti al rischio di malattie ma molti strumenti di diagnosi non sono omologati per chi supera un certo peso”. Ecco dunque l’appello al ministro della Salute Livia Turco perché in ogni regione ci sia almeno un centro di cura dell’obesità, e gli ospedali si attrezzino di apparecchi per la tac e la risonanza magnetica, oltre che di ambulanze, adatti ai pazienti oversize. Le firme per aderire si raccolgono domani, in via Cappello, davanti alla Biblioteca Civica, allo stand del Cido. Per informazioni: www.ci-do.org, tel. 339.1394722, e-mail segreteria@ci-do.org. Daniela Nava

Segnalo con dispiacere che il sito menzionato non è al momento attivo. Ma c’è anche un’altra notizia più curiosa: il CIDO ha prostestato sul documento ufficiale della SICOB (Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità) per il consenso informato. Le frasi incriminate sono queste:

“le persone obese sono poco accettate dalla società e questo non fa che agire negativamente sul senso di autostima e sulla percezione di immagine negativa che tali pazienti hanno di sè stessi. Quali sono i vantaggi della perdita di peso?… Il paziente che esce definitivamente dalla sua condizione di obesità acquista un benessere interiore, si integra maggiormente dal punto di vista sociale e affettivo e riesce più facilmente a trovare lavoro.”

La mia prima reazione è stata: la pura verità. Invece il CIDO chiede che sia usata “una comunicazione più rispettosa e più incentrata sull’aspetto riabilitativo della malattia piuttosto che sulla situazione di esclusione”. Non capisco cosa c’entri questo con il documento del consenso informato. La spiegazione è che:
“E’ ormai risaputo che l’obesità è considerata malattia esclusivamente in sede di analisi dei costi socio-sanitari. Quando invece ci si rapporta al paziente, la modalità arcaica ed obsoleta di colpevolizzare, umiliare ed escludere, è ancora largamente diffusa, oltre che condivisa e accettata in tutti i settori della vita pubblica e privata”
Frasi da applauso, e in parte ho già scritto su questo argomento. Ma che c’azzecca? Cos’ è questo patetico politically correct dell’obesità? Quando si eliminano queste frasi dal documento, le si eliminano anche dalla realtà? Mha.

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9 risposte a CIDO, questo sconosciuto

  1. anonimo scrive:

    le parole sono importanti perchè fanno parte della realtà, oltre agli obesi quali altri malati devono sottoscrivere insulti e offese prima di essere sottoposti ad un intervento chirurguco? angela

  2. anonimo scrive:

    il consenso informato sicob si firma prima di essere sottoposti ad un intervento per l’obesità, probabilmente la presidente del CIDO vuole sottolineare che non è opportuno dover essere umiliati ed offesi in un momento delicato come quello prima di entrare in camera operatoria.le parole fanno male, molto male, e combattere per essere rispettati anche nella comunicazione è per me il primo passo per cambiare la realtà delle cose. cmq il sito del cido è http://www.comitatocido.it, sul Tempo di venerdi 13 giugno c’è un’intervista ad Angela Ferracci molto interessante.

    Alessio

  3. odiobotero scrive:

    Scusate, ma non mi sembrano affatto insulti, offese o umiliazioni. Lo sarebbero se si dicesse che gli obesi non POSSONO essere accettati dalla società o cose del genere. Si parla di immagine negativa, non che questa immagine sia vera…

  4. anonimo scrive:

    Carissima, tu ti senti accettata? accetti chi come tanti non possono essere operati per motivi di salute e debbono convivere con l’obesità? E’ bello secondo te, vedere scritto su un documento medico che solo chi si operà cambierà la sua vita schifosa di obeso? io vorrei operarmi ma ho un problema grave al cuore e posso solo morire di fame ma non mi piace sapere che tu o altri pensano che sono destinata a fare una vita di merda. Forse se tu considerassi una persona obesa solo come una persona con un grave problema di salute non diresti che quelle non sono offese. Perchè non combatti per difendere chi soffre di obesità e viene escluso dal mondo. Un Bacio. Farfallina.

  5. odiobotero scrive:

    Il documento non dice che “solo chi si operà cambierà la sua vita schifosa di obeso”, ma indubbiamente la vita dell’beso non è rose e fiori, perchè allora quel documento non dovrebbe dirlo? Non è questo un motivo, se non IL motivo, per cui ci si opera? Non ci trovo nulla di offensivo.

    Approposito, l’articolo del tempo citato da uno dei commenti precedenti si trova a questo indirizzo

  6. anonimo scrive:

    Salve! Volutamente non ho curiosato tra le pieghe del problema obesità. Mi occupo di nutrizione e colgo, anche ad occhi chiusi qui e là, un legittimo disagio in chi soffre di questo inconveniente. Mi sento a disagio anch’io nell’accorgermi che la tendenza , prodotta o indotta dall’obesità è farne motivo di appartenenza, rancore ( di chè?) verso la società fino a giungere al pietoso slogan d’etica americana “Grasso è bello”…come avviene per gay, vegetariani, animalisti, NOTAV, writer etc… ovvero teorizzare la diversità “contro” secondo impulsi di rivalsa e di sapore caratteriale. L’obesità, nella maggior parte dei casi è recuparabile. Mi piace affermare che noi, dentro, non siamo nè grassi nè magri, nè alti nè bassi, nè belli nè brutti: siamo! Il resto lo si affronta con volontà, serentità, non intedressandosi del parere di chi per ignoranza o altro si ciba esclusivamente di offese e di stupidità. Pertanto, chi volesse un parere sulla propria situazione, sarò lieto di fornirglielo, gratuitamente e senza impegno. Si faccia trovare qui e mi metterò in contatto al più presto Saluti.

  7. anonimo scrive:

    Io sono una obesa grave e dopo 11 anni di terapia cognitivo- comportametale non son ancora riuscita ancora a raggiungere un peso compatibile con la mia salute. Il pomeriggio sul luogo di lavoro mangio alimenti dolci. Questo regime alimentare mi consente di mantenere il peso, ma non di perderlo. Sono disperata!

  8. anonimo scrive:

    Il Cido si batte contro la discriminazione basata sul peso corporeo e sull’aspetto fisico, avete mai provato ad entrare in una Tac o Risonanza magnetica e non poterla eseguire? significa che non potete diagnosticare un tumore o un’emorragia o altre gravi malattie. Chi crede che i pazienti obesi si riuniscano per orgoglio di appartenenza è chiaro che non conosce la disperazione di vivere questa condizione. Ma quale orgoglio, essere obesi ed umiliati, emarginati e dover pure morire perchè la sanità italiana non ha i centri di cura e le attrezzature adatte come tutti i paesi civili è una denuncia bella e buona. E voi, che con la scusa che gli obesi sono orgogliosi di esserlo come gay e vegetariani tentate solo di insultarli o ancora discriminarli, andate ad occuparvi di altro e lasciate che chi sa di cosa parla si batta per ottenere il diritto alla salute ad al lavoro che in Italia per gli obesi e per chi sofre di disturbi dell’alimentazione non esiste! Fatevi tranquillamente da parte e se volete farvi pubblicità andate in qualche show televisivo che quì si parla di vita o di morte!

    Leo

  9. Layla24 scrive:

    Quoto Leo.
    Stirpe infima quella dei nutrizionisti senz’anima e senza cervello, ma in genere è raro trovare medici veramente Bravi, capaci di non scaricare tutto sul paziente ma di comprenderlo… massima stima ai dottori che vengono in pace. 😉

    A proposito: la tendenza , prodotta o indotta dall’obesità è giungere al pietoso slogan d’etica americana \”Grasso è bello\” è una frase da incubo! In una riga si riesce a:
    1 vietare all’obeso di piacersi (come osi, soldatopalladilardo!)
    2 negare i gusti personali (non è bello ciò che è bello ecc… ma siamo impazziti?)
    3 insultare il paziente
    4 senza contare tutte le implicazioni poi ben esplicitate: l’obesità è recuparabile (e se non la recuperi? Torna al punto 1) , si invita caldamente a raggiungere il nutrizionista più vicino, si paragona l’obeso a gay, vegetariani, animalisti, notav, tutti pazzi sociopatici che teorizzano la diversità \”contro" (eh?) per rivalsa

    già.

    Bleah! 🙂

    Mi scuso per la divagazione, in realtà pensavo al post: è ovvio che in un consenso informato non dovrebbero esserci motivazioni sociali nonché eterodipendenti: la scelta è di salute, di amore per se stessi, non di fuga e odio per il proprio corpo.

    Cioè, una persona si fa squartare (anche se adesso la tecnica consente di scoperchiare meno) perché molti discriminano l’obeso?

    Ma è una motivazione inconsistente di fronte a tutte le difficoltà che un intervento comporta prima e dopo… Ovvio che devi avere motivi un po’ più pregnanti e soprattutto personali! La società non dovrebbe spingerti a cambiare, perché è inumano. Forse non è facile vederlo se si pensa all’obesità solo come a una malattia, ma basterebbe pensare a un mondo governato dalla moda del grasso che costringe le persone magre a farsi operare per ingrassare… Scrivere su un documento sanitario che l’obeso deve cambiare per essere accettato equivale ad un condizionamento.

    Mi auguro che nessuno tra coloro cui voglio bene si ritrovi sotto i ferri, in balia di un’anestesia totale e un bisturi, solo perché qualcuno gli ha detto che non sarebbe mai vissuto bene così com’era.

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