Brutta per un giorno

Essendo stato citato il mio post su Nancy Brilli, cito a mia volta volentieri questo interessantissimo articolo trovato sul “Brutto Forum“.
Penso che l’articolo parli da solo e aggiungo solo un’informazione: volevo inserire anche il video della trasmissione ma, chi sa perché, nessuno ha pensato di metterlo su youtube mentre è pieno di video “Federica Fontana sexy” , “Federica Fontana scollatura”, “Federica Fontana tette enormi”……..
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LA METAMORFOSI LA TRASMISSIONE «FRANKENSTEIN» TRASFORMA LA BELLISSIMA FONTANA
«Io, brutta per un giorno»: l’esperimento di Federica Fontana

«Ho sempre sostenuto che quel che conta è la bellezza interiore…»
E invece? «E invece se sei brutta non ti danno nemmeno una chance di far vedere ‘sta benedetta bellezza interiore, capito? Non ti guardano proprio negli occhi». Federica Fontana non è tipo che definiresti «carina» o «affascinante». La presentatrice di «Guida al campionato» è una bellezza assoluta, da colpo allo stomaco, anche se lei, tormentandosi i riccioli biondo scuro, le lunghe gambe raccolte sulla sedia, lancia sguardi azzurri e insiste a dire che «l’estetica è un fatto soggettivo. Beh, fino a un certo punto». Insomma, la cavia perfetta per uno dei crudeli esperimenti di «Frankenstein» su Italia 1, il nuovo programma di Fabio Canino che pratica il «gender swap», lo scambio di identità, trasformando grazie al trucco i bianchi in neri, i giovani in vecchi. E i belli in brutti.

Così la Fontana è andata all’«istituto di bruttezza», come lo chiamerebbe Adriano Celentano, del mago del trucco Sergio Stivaletti negli studi di Italia 1 e si è trasformata nella truccatrice Guenda. «E’ il nome della mia bassottina – racconta – perché la trasformazione non doveva essere solo fisica, ma completa: una nuova personalità, più timida, schiva, complessata». Stivaletti ha lavorato «per tre o quattro ore, gli specchi erano tutti coperti per mantenere l’effetto sorpresa. Pensavo di essere preparata, invece quando mi sono vista l’impressione è stata tremenda, mi è venuta la tachicardia. Mi dicevo: ma questa non posso essere io, continuavo a guardarmi le mani perché erano le uniche rimaste uguali. Poi mi hanno messo dei pesi alla cintura, come ai sub, perché non solo la faccia, ma anche il fisico fosse diverso, più massiccio». Risultato? «Un incubo, ancora prima di uscire dalla sala trucco. Mi piace raccogliere le gambe, incrociarle, e invece era faticoso anche solo alzarsi dalla sedia. Poi si esce, per strada, e ti accorgi che le cose che hai sempre dato per scontate non lo sono affatto».

Certo, la Fontana non è Gunther Wallraff, il giornalista tedesco che nel 1985, lenti a contatto scure e baffoni neri, si trasformò nel turco Alì per rivelare al mondo nel best seller «Ganz Unten» le condizioni disumane in cui vivevano i lavoratori immigrati in Germania. Ma in una grande città occidentale la differenza di vita tra una donna molto bella, molto giovane, molto ricca e una brutta, sovrappeso, non fornita di possibilità economiche non è poi tanto minore di quella che corre tra un professionista e un immigrato clandestino.

«Improvvisamente mi sono sentita trasparente, la gente mi ignorava completamente, peggio, faceva finta di non vedermi. Sono entrata nel mio solito bar. Ho dovuto chiedere tre volte un caffè, il cameriere che ogni mattina mi saluta con un sorriso non alzava neppure gli occhi. Nei negozi di abbigliamento, ancora peggio: le commesse che di solito mi si affannano intorno si defilavano. Io mi facevo avanti, perché “dentro” ero la solita, sicura di me, altrimenti sarei rimasta completamente isolata».

La missione di Federica-Guenda era «uno spin date in un locale della Roma-bene. Tutti carini, eleganti, sicuri di sé. Nessuno mi guardava negli occhi, le donne peggio degli uomini». Beh, all’aggressività femminile dovrebbe essere abituata… «Mica vero, con me le donne sono sempre gentili, almeno in apparenza. Magari sono false, ma tutte cercano di fare amicizia. Lì invece non una mi ha rivolto la parola, forse per paura di venire accomunata a me». Il gioco della serata prevedeva una serie di brevi colloqui con tutti i maschi presenti e poi la compilazione di «schede» personalizzate con i voti in bellezza, sensualità, intelligenza, simpatia. «Io ho fatto del mio meglio per sembrare intelligente e simpatica, ma avevo l’impressione che nessuno mi ascoltasse sul serio. Alla fine nessuno ha scritto nella scheda che avrebbe voluto rivedermi, semplicemente se non hai un fisico gradevole non danno una chance nemmeno al tuo spirito».

Il paradosso, dice la Fontana, è che lei non si era mai davvero concentrata sul suo aspetto. «L’ho sempre dato per scontato e detesto la “manutenzione”, parrucchiere, palestra, creme, trucchi. Mi sono sempre piaciuta guardandomi allo specchio e non ho neanche paura del tempo che passa, perché mi sono vista crescere in contemporanea alla mia bellezza. Davvero sono sempre stata molto più preoccupata del mio “aspetto interiore” per evitare il cliché della bella-ma-scema». Niente a che vedere con i comuni mortali che lottano ogni giorno su due fronti, contro la cellulite e contro i congiuntivi sbagliati. Cercando di consolarsi con il pensiero che gli ostacoli fanno andare avanti il mondo e se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, diceva Pascal, sarebbe cambiata l’intera faccia della Terra. Federica tira su il nasetto e promette: «Non dirò mai più che la bellezza è un ostacolo, che la gente ti considera stupida solo perché sei bella e bionda. La verità è che la gente ti considera bella o brutta. E del resto non gliene importa niente».

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